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Immagine del redattoreRebecca Cataldo

CAPRICCI e COME GESTIRLI. Istruzioni per l'Uso.




Nella fascia 0/3-4 anni queste espressioni sono largamente diffuse soprattutto dai 15/18 mesi fino ai 3/4 anni e poi tendono a scemare e a trasformarsi col crescere dell’età e delle competenze cognitive.

Non sono comportamenti volontari che il bambino mette in atto per provocarci. Sicuramente dopo un po’ può comprendere che il suo comportamento provoca delle reazioni e magari ottiene quello che vuole ma per un discorso puramente di causa ed effetto e non è assolutamente premeditato in quanto non ha ancora le capacità cognitive per poter fare un’azione anticipatoria e premeditata.

Quello che succede è che il bambino vuole raggiungere un obbiettivo di qualsiasi tipo (emotivo, nutrizionale, di gioco etc) e non può perchè viene ostacolato o dall’adulto o da un limite ambientale quindi è il contesto ambientale che proprio per le sue caratteristiche non lo permette oppure da un limite interiore.

Pensiamo ad esempio ad un bambino che sta facendo le costruzioni e non riesce a incastrarle. Quello che accade è che vive una frustrazione. Ossia un ostacolo si contrappone al raggiungimento del suo obiettivo (incastrare bene i pezzi).

Quello che vive è un’emozione molto intensa che non riesce a gestire. Il non riuscire a gestire le sue emozioni è una caratteristica comune a tutti i bambini di questa fascia di età perchè non ha ancora gli strumenti per farlo. Il corpo prende il sopravvento, quindi non riesce a gestire quello che prova. Il bambino subisce se stesso.

In questa fascia di età non si parla di capricci, che possono presentarsi successivamente, ma di difficoltà a gestire la frustrazione e ciò che provano. Potremmo parlare più di crisi di rabbia e frustrazione che di capricci.

Sono comportamenti impulsivi, involontari e in risposta a ciò che provano e non sono premeditati.

Se ci pensiamo bene questo succede anche a noi adulti che abbiamo tutti gli strumenti per farlo figuriamoci quindi ad un bambino.

Il bambino in età prescolare non ha ancora la capacità auto-regolativa, questo per la sua immaturità sia emotiva che cognitiva. Siamo noi adulti a dover fungere da etero-regolatori, che lui, con il crescere potrà interiorizzare e far suo (vai all’articolo per approfondire questo l’argomento).

Quindi è bene sottolineare questo aspetto, così da vedere le cose da un altro punto di vista, che ci permetterà di reagire di fronte a questi stati di frustrazione in modo differente.

Detto questo passiamo a come dovremmo intervenire e gestire questi delicati momenti.

Una premessa da fare è che anche noi siamo essere umani e se siamo stanchi a volte, anzi spesso è difficile gestire questi momenti. Quando ci rendiamo conto che non ce la facciamo, che siamo troppo stanchi e non riusciamo a gestire questi momenti perchè la crisi di rabbia del bambino sta facendo generare una nostra crisi di rabbia, quello che dovremmo fare è prima di tutto rendercene conto e poi allontanarci un attimo, questo per non creare un escalation che peggiorerà solo le cose.

Un bambino in crisi ha bisogno di un adulto fermo e calmo e se noi non lo siamo non potremmo aiutarlo. Fateci caso, quando un bambino piange e noi gridiamo lui andrà ancora più in crisi.

Ricordatevi anche che non esistono bacchette magiche o soluzioni istantanee che con un’azione specifica tutto passerà e si risolverà in un attimo. No, ma ci sono sicuramente modalità più adeguate che aiutano il bambino a calmarsi con i suoi tempi e volta dopo volta andrà sempre meglio.

Quando invece siete tranquilli e comunque vedendo la cosa da un altro punto di vista, quindi vedendo il disagio del bambino, è più facile affrontare l’evento in modo diverso.

Questa nuova visione ci aiuta a vedere il bambino nella sua difficoltà e non in colui che vuole provocarci e innervosirci.

Va anche sottolineato che ogni bambino è diverso e che magari per noi è una reazione esagerata rispetto all’accaduto ma per lui, rispetto agli strumenti che ha, anzi che non ha, non lo è affatto.

Detto questo cosa possiamo fare quindi di fronte ad una crisi di rabbia del bambino?

Anche qui ogni bambino reagisce in modo differente. Ci sono bambini ad esempio che in questi momenti non voglio essere toccati, non vogliono essere presi in braccio. Allora quello che possiamo fare è metterci vicino a lui, rimanere lì in modo che lui sa che noi ci siamo, siamo lì per lui, non ce ne andiamo e lasciamo il bambino solo nella sua crisi e in balia delle sue emozioni. Verbalizziamo la sua emozione poichè il bambino non sa dare un nome a quello che sente e possiamo aiutarlo dandola noi per lui, in modo che può iniziare a scoprire quali sono.

Quindi potremmo dire “Luca, lo so che sei arrabbiato perché non ti ho dato la cioccolata, se hai bisogno di piangere fallo pure, quando ti passa ne parliamo, io rimango qui”. E rimaniamo lì ad aspettare che si calmi senza per forza volere che smetta in quel momento.

Quando si calma mettiamo parole a quello che è successo. Questo è un aspetto molto importante. Quindi potremmo dire “Luca ti sei arrabbiato proprio tanto perchè non ti ho dato la cioccolata, ma tra poco andiamo a cena e non puoi mangiarla ora. Però vedi che ora ti sei calmato, è passato, vedrai che un po’ alla volta imparerai a gestire sempre meglio la tua rabbia. È normale arrabbiarsi, capita a tutti.” Quindi normalizzare l’emozione e l’accaduto.

Se invece il bambino si fa toccare lo possiamo prendere in braccio, che non significa che stiamo annullando il divieto dato precedentemente, poichè la cioccolata continuiamo a non dargliela. Non è un no che è diventato si. E’ un no che continua ad essere un no ma non per questo dobbiamo essere repulsivi nei confronti del bambino. Quello che facciamo è contenerlo e questo è davvero importante.

E gli diciamo “Luca ti sei arrabbiato tanto perchè non ti ho dato la cioccolata, se hai bisogno di piangere piangi pure poi ti passa, io sono qui”. Quando si calma, come prima andiamo a mettere parole “Ti sei arrabbiato proprio tanto, è normale arrabbiarsi, lo so è difficile accettare di non poter avere ciò che si vuole etc.

Il lavoro principale che andiamo a fare non è durante ma dopo. Quando ha la crisi quello che possiamo fare è solo essere calmi, non arrabbiarsi, non urlare e stare lì con lui finchè non esaurisce l’emozione. E successivamente quello che è importante è mettere le parole giuste per aiutarlo a metabolizzare l’accaduto.

Possiamo fare molte cose però per prevenire le sue crisi, de-stressandolo prima di arrivare ad un livello di sovraccarico, ovviamente quando possiamo farlo e quando capiamo che è arrivato quasi quel momento e che ogni piccola cosa potrebbe essere motivo di crisi.

Possiamo fare delle cose con lui, farci aiutare nelle cose di casa e coinvolgerlo, in questo la Montessori ci aiuta molto. Oppure fare dei giochi cognitivi, come gli incastri oppure leggere un libro etc.

E man mano intervenendo in questo modo lo aiuteremo a gestire sempre meglio, anche nelle fasi di crescita successive, quello che prova.

E’ la modalità primaria e costante con cui interveniamo ed educhiamo a fare la differenza e non certo l’eccezione.

Man mano che il bambino crescerà, che padroneggerà il linguaggio e acquisirà maggiori strumenti cognitivi non arriverà più a questi livelli ma riuscirà a canalizzare sempre più le sue emozioni e quello che prova. Questo grazie anche al tipo in intervento, ricevuto in quei momenti di crisi, dall’adulto di riferimento.



Dott.ssa Rebecca Cataldo, Psicologa Psicoterapeuta Gestalt Analitica.

Per info o appuntamento rebecca.cataldo.gmail.com

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