Partiamo con il parlare dell’evoluzione e sviluppo del nostro cervello per meglio comprendere l’autoregolazione emotiva.
Il nostro cervello è composto da tre parti: il cervello rettiliano il più antico (istinto), un cervello intermedio, il sistema limbico (emozioni) e la neocorteccia (funzioni superiori).
Il cervello più antico, ossia il Cervello Rettiliano, posto nella parte posteriore del nostro cervello è deputato alle funzioni vitali come il movimento, la coordinazione, la vista, la respirazione, la circolazione, l’evaquazione. Nel Sistema Limbico invece risiedono le emozioni di base, rabbia, collera, tristezza, felicità, equilibrio, attaccamento e accudimento, istinto sessuale e sono fondamentali per la sopravvivenza. E’ il sistema che si attiva nelle risposte autonome e involontarie di attacco/fuga. E infine la Neocorteccia la parte più evoluta del nostro cervello in cui risiedono le funzioni superiori come il ragionamento, la metacognizione, la consapevolezza, l’attenzione, le funzioni esecutive, la riflessione, il ragionamento, il controllo degli impulsi.
Alla nascita l’intera struttura del nostro cervello è formata, sono presenti tutte le componenti strutturali ma il suo sviluppo non è ancora completo. Ner i primi anni di vita prevale il cervello inferiore (rettiliano e sistema limbico), solo successivamente e con il progredire del tempo subentra la predominanza della neocorteccia e delle funzioni superiori. Questo perchè nei primi anni di vita, anche se sono presenti tutte le strutture celebrali non sono ancora completamente sviluppate. Ci metterà circa 20/30 anni prima che il nostro cervello sia completamente maturato. Lo sviluppo del nostro cervello inizia dalla parte posteriore e si sviluppa in avanti fino alla parte anteriore, quella più evoluta.
Questo ci fa già capire come nei bambini piccoli predomini il sistema più antico e nello specifico quello rettiliano e il sistema limbico. Per tale motivo è normale osservare più frequentemente comportamenti possessivi e “aggressivi”.
Inoltre alla nascita abbiamo poche connessioni neuronali che invece si sviluppano attraverso la stimolazione ambientale, quindi attraverso l’interazione con l’ambiente. Oltre a creare connessioni il nostro cervello però elimina i percorsi neuronali meno utilizzati a favore di quelli più utilizzati. Questo processo viene chiamato pruning.
Se le stimolazioni sono carenti possiamo andare incontro ad apoptosi cellulare e quindi la carenza di stimoli può portare a non sviluppare processi e abilità potenzialmente predisposti. Per tale motivo che diviene importante, soprattutto nei primi anni di vita, stimolare adeguatamente i bambini durante il loro sviluppo per poter prima sviluppare e poi rafforzare abilità e competenze che altrimenti andrebbero perse. Studi scientifici hanno dimostrato che una totale deprivazione ambientale e sensoriale può portare a deficit cognitivi.
Tutto questo ci spiega e fa comprendere che più i bambini sono piccoli più i sistemi antichi e quindi la parte istintiva, emotiva e impulsiva prendono il sopravvento su di loro. I bambini ancora non possiedono la capacità riflessiva che verrà a svilupparsi intorno ai 6/7 anni. Inoltre non hanno la capacità di controllare pienamente gli impulsi oltre a non sapere ancora cosa sia corretto oppure no. Ma anche quando sanno che un’azione non è corretta non sempre riescono a far valere la parte razionale (poco sviluppata) su quella più istintiva (pienamente funzionante e prevalente). Non hanno ancora sviluppato l’autoregolazione del proprio comportamento e delle proprie emozioni. Infatti nei primi anni di vita prevale l’eteroregolazione. Ciò significa che i bambini hanno bisogno dell’aiuto dell’adulto per modulare e regolare prima le proprie emozioni e successivamente il proprio comportamento. Hanno difficoltà a gestire emozioni intense che sfociano poi in comportamenti “aggressivi”, hanno bisogno di sentirsi contenuti da un adulto che accetti, regga e aiuti il bambino a gestire ciò che prova.
E’ solo verso il 7/8 anni, età in cui si sviluppa il pensiero riflessivo e la metacognizione, che i bambini imparano a gestire le loro emozioni e questo può avvenire in modo funzionale se sono stati aiutati nel modo giusto in età precedenti e viceversa disfunzionale se non sono stati adeguatamente sostenuti. Quindi senza l’eteroregolazione è difficile che i bambini imparino l’autoregolazione.
In funzione di queste consapevolezze è importante modulare quindi il nostro intervento.
Cosa possiamo fare quindi per aiutarli?
Partiamo innanzitutto dal rispecchiamento emotivo. E’ di fondamentale importanza far sperimentare al bambino tutte le emozioni senza connotarle come negative o positive poichè le emozioni sono tutte funzionali e adattive, non esistono emozioni negative, piuttosto emozioni spiacevoli e piacevoli (se siamo arrabbiati sperimentiamo una sensazione spiacevole se siamo felici una piacevole). Ma ogni emozione che sperimentiamo è funzionale e soprattutto adattiva. La felicità serve a regolare la socialità, la rabbia a difendere i nostri diritti e confini, serve a non farci calpestare, il dolore a farci aiutare, il disgusto a proteggerci da alimenti potenzialmente tossici. Per cui è fondamentale accogliere e accettare qualsiasi emozione il bambino provi, anche quelle socialmente meno accettabili come la rabbia, l’invidia, la tristezza ecc.
Quello che dobbiamo fargli capire è che tutte le emozioni vanno bene ma non tutti i comportamenti vanno bene. Per cui si accogliere l’emozione qualsiasi essa sia e si interviene se l’azione non è adeguata, presentando sempre un comportamento alternativo corretto.
Rispecchiare emotivamente significa dire a parole, verbalizzare l’emozione che il bambino sta provando in quel momento, significa accoglierla e legittimarla ma ancora articolarla per farla meglio comprendere. Per esempio: Alessia sei arrabbiata perchè Francesco ti ha tolto la palla dalle mani? Hai ragione (accogliamo e accettiamo l’emozione) ma non si danno i mozzichi, fanno male, Francesco sta piangendo vedi? La prossima volto gli dici "No, ci sto giocando io" oppure vieni da me che ti aiuto.
In questo esempio abbiamo rispecchiato l’emozione del bambino, l’abbiamo nominata e spiegata. Non sempre i bambini hanno chiaro il motivo per cui si sono arrabbiati. Lo verbalizziamo in modo che possa assorbirlo. Gli diciamo quale comportamento è sbagliato e gli diciamo anche quale è il comportamento invece funzionale da adottare.
Inoltre non dobbiamo aspettarci che il bambino impari subito e lo metta in atto la volta successiva, ci vorrà tempo prima che impari e inoltre ricordiamoci che il cervello antico predomina sul bambino e la capacità razionale di controllo degli impulsi non è ancora sviluppata per cui potrà capitare che possa rimettere in atto lo stesso comportamento. Bisogna avere pazienza e costanza e intervenire nel modo adeguato.
L’aggressività è prodotta dall’immaturità del loro sistema nervoso, dove inoltre non è ancora pienamente sviluppata (soprattutto nello 0-3) la funzione del linguaggio e dove il corpo è il centro espressivo delle loro emozioni.
Alla luce di queste informazioni anche il nostro comportamento e le nostre reazioni saranno differenti. E’ inutile arrabbiarsi o strillare se siamo coscienti di tali processi psichici. Saranno solo frustranti per noi e poco funzionali per il bambino. Spesso quando un bambino compie un’azione sbagliata come quella di mordere o di spingere il compagno o altri comportamenti solitamente non accettati e considerati aggressivi, l’adulto di riferimento tende a rimproverarlo severamente. Oppure reprimere un'emozione che noi riteniamo non vada bene, come ad esempio dire "basta non piangere" quando sono tristi. E' invece più utile e più adeguato accogliere quell'emozione e lasciarla fluire e sperimentare. È importante quindi intervenire nel modo più adeguato in relazione alle conoscenze che ora abbiamo. Poiché il bambino non è capace di riflettere sulle proprie azioni e quindi adottare comportamenti altri più adeguati, noi diventiamo un mediatore fondamentale per aiutarli in questo percorso. Incarniamo una funzione regolatrice, per effettuare quel passaggio da eteroregolazione a autoregolazione il quale è un importante compito evolutivo.
Dott.ssa Rebecca Cataldo, Psicologa, Psicoterapeuta.
Per info o appuntamento rebeccacataldopsicologa@gmail.com
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