“L’Arte permette un’espressione diretta, immediata, spontanea, arcaica ed istintiva di noi stessi che non passa attraverso l’intelletto”. Con queste righe inizio questo nuovo articolo, per mettere in evidenza come l’arte sia in grado di farci esprimere e toccare, a volte inconsapevolmente, parti di noi stessi molto profonde. L’arte come strumento di conoscenza ed espressione di noi stessi.
Quando parliamo in questi termini di arte, parliamo di Arte-terapia, anche se l’arte possiede sempre intrinsecamente un aspetto psicologico molto profondo. L’arte comunica emozioni, vissuti, stati d’animo, cultura e momenti storici. L’artista rappresenta sempre il momento storico-culturale in cui vive e appartiene. Utilizzare l’arte come strumento di conoscenza personale, come strumento per entrare in contatto con le proprie emozioni e come mezzo espressivo. l’Arte-terapia favorisce un allargamento degli schemi abituali con il quale l’adulto vede e si relaziona alla realtà, sia interna sia esterna, e lo stimola a contattate e sperimentare tutte le potenzialità inespresse, al fine di guardare con più chiarezza la propria interiorità.
L’arte corrisponde alla creatività, parte deputata all’emisfero destro del cervello. Le funzioni di questo emisfero corrispondono a quello che gli psicanalisti definiscono “processo primario”, l’ES di Freud, la parte più istintuale e più inconscia, la parte dei sogni, dei simboli, delle metafore, dell’immaginazione, del gioco. E’ la parte che si sviluppa per prima e che è presente nel bambino.
Il “processo secondario” si sviluppa invece gradualmente durante i primi anni della vita ed è caratteristico delle operazioni dell’Io relativamente maturo. La parte più razionale, più conscia, è il modo di pensare ordinario, cosciente, fondamentalmente verbale e rispettoso delle leggi della sintassi e della logica caratteristiche deputate all’emisfero sinistro. Il cervello non va comunque inteso come scisso in due parti a se stanti. Anche se ogni emisfero ha la sua specializzazione essi comunicano tra loro caratterizzati da un continuo scambio di informazioni e messi in comunicazione tra loro da un grosso fascio di fibre nervose, il corpo calloso, che permette al cervello di integrare le elaborazioni delle varie aree. Più i due emisferi comunicano tra loro, maggiore sarà l’integrazione delle due parti e quindi avremmo abilità maggiormente sviluppate.
Numerose ricerche hanno di mostrato il ruolo predominante dell’emisfero destro sul piano emotivo, è quindi importante sviluppare questa parte del cervello, spesso sottovalutata, poiché fonte di numerosi piaceri (gioco, creatività, immaginazione, emozioni), e fonte di adattamento, utile in situazioni critiche per trovare soluzioni creative.
Secondo S. Arieti, psichiatra italiano, alla base della creatività vi è un processo ulteriore, l’integrazione del processo primario e secondario creando così un “processo terziario” che lui definisce Sintesi Magica. E’ questo quello che accade nell’Arte-terapia. Dare uno spazio alla parte più inconscia, più istintiva, lasciare andare per far emergere contenuti interni, e solo successivamente osservare con riflessione ciò che è emerso per comprendere.
Fare Arte implica il ricorso al linguaggio dei simboli. Ma Cosa sono i simboli? “Il simbolo possiede connotati specifici oltre al suo significato ovvio e convenzionale. Una parola un’immagine è simbolica quando implica qualcosa che sta al di là del suo significato ovvio e immediato. Esso deve la sua origine esclusivamente a fattori causali inconsci ancorati all’archetipo e non può essere creato dall’atto consapevole.” (Jung 1968). Ma elaborare i contenuti inconsci è un processo integrativo dell’individuazione e presuppone anche un confronto semicosciente e razionale con i messaggi inconsci.
In questo, un ruolo fondamentale lo assume la proiezione, i contenuti psichici inconsci, grazie a questo meccanismo, ovvero allo spostamento, possono mostrarsi nella realtà esterna. L’Arte porta alla luce il nostro mondo interno attraverso il meccanismo proiettivo. Secondo la concezione Junghiana una presa di coscienza dei contenuti inconsci non è concepibile senza il meccanismo della proiezione. Soltanto tramite la proiezione questi aspetti possono essere riconosciuti in persone reali, oggetti nella realtà, nei sogni, nella letteratura, nelle religioni, nell’arte ed essere rielaborati ed integrati.
La Proiezione consiste nel trasferire, spostare un contenuto personale, non consapevole e non accettato, su qualcun altro, al di fuori di noi stessi. Questo meccanismo è presente continuamente, tutti abbiamo proiezioni continue. Ogni cosa che facciamo parla di noi. Dal come ci vestiamo, come teniamo la casa, come la arrediamo, come parliamo, i nostri gesti, qualsiasi cosa che facciamo è insita di noi stessi. Per esempio tra le varie tipologie di test psicologici abbiamo i test proiettivi, test che riguardano, in varie forme, caratteristiche grafiche non strutturate.
Questo per evidenziare come il disegno, il tratto, le nostre produzioni siano insite di noi stessi; proiettiamo inconsapevolmente sul foglio parti di noi. Ma non solo disegnando attivamente, anche osservando qualcosa, nel vedere proiettiamo il nostro mondo interno, il nostro modo di vedere. Questo presupposto è per esempio utilizzato nel famoso test proiettivo di Rorschach in cui vengono presentate degli stimoli ambigui (macchie simmetriche non strutturate) e si chiede al soggetto cosa veda.
“L’arte corrisponde a portare fuori il proprio mondo interno, rende visibile simbolicamente, ciò che non si riesce ad esprimere a parole, esterna ciò che si sente, ciò che si vive e quello che si è. L’opera finale è il risultato di un processo, come una catarsi. Allo stesso modo il fruitore, non vede solo l’opera in sé per sé, non vede solo il contenuto espresso dall’autore, ma vi proietta se stesso, il proprio mondo interno e quindi mai assolutamente obiettivo. Ognuno guarda attraverso i propri occhi. Tra il creatore e il fruitore, tra l’atto del creare e l’atto del fruire c’è uno splendido gioco di continue proiezioni”.
Partiamo dal presupposto che la capacità di esprimere le proprie esperienze è profondamente liberatrice, sia per persone con difficoltà più gravi sia meno. Questa capacità incide su un soggetto in sviluppo poiché lo aiuta a conoscere se stesso in rapporto con le cose e con le persone alle quali comunica la propria esperienza. Tale comunicazione favorisce cioè i processi di identificazione con sé e gli altri. Il focus non è sul prodotto finale ma sul “Processo” creativo in sé. Ciò che diviene importante nell’Arte-terapia è l’esprimersi. L’atto di produrre è un’impronta creativa che porta il soggetto a contattare parti più intime di sé, contattare emozioni spesso ignorare o sconosciute attraverso la creazione e abilità spesso ignorate o inutilizzate.
Il prodotto finale rappresenta il creatore, è una traccia di sé, la testimonianza della propria auto-affermazione e il ricordo dell’esperienza vissuta durante la creazione. Il viaggio espressivo, l’atto artistico inizia quando ci si concede il piacere di disegnare per se stessi riuscendo a superare lo scoglio del giudizio. Il segreto non è nel valutare il risultato di ciò che facciamo ma nel sentire cosa proviamo nel farlo. L’obiettivo non è fare bene ma è comunicare pensieri ed emozioni. Possiamo fare anche uno scarabocchio se è quello che ci rappresenta in quel momento. Le tecniche espressive sono utili per favorire una migliore conoscenza di sé, anche in momenti di cambiamento della vita, durante una crisi, un cambiamento lavorativo e molto altro.
L’Arte-terapia promuove il benessere. Fare arte coinvolge gli individui nella sua totalità mente-corpo. L’attività creativa richiede non solo un impegno intellettivo, legato all’immaginazione, ma anche percettivo sensoriale, motorio, legato alla produzione artistica in senso stretto. Le tecniche di Arte-terapia hanno anche la funzione di porre miglior comunicazione tra psiche e soma, spesso vissuti troppo separati tra loro. L’artista ritrova una realtà più profonda fatta di sensazioni, vissuti, immagini, emozioni, ritrova prima di tutto il contatto con il proprio corpo. E’ attraverso il vissuto corporeo che noi possiamo interrogare noi stessi. Qui le sensazioni corporee stanno al centro dell’attenzione. Il corpo non sta in secondo piano, ma è il luogo dove le immagini, i ricordi, i desideri, le emozioni “prendono corpo”. Il corpo è fonte di esperienza e conoscenza. L’ascolto delle proprie sensazioni è esperienza che conduce ad una maggiore consapevolezza della vasta gamma di vissuti che emergono alla nostra attenzione.
A volte è più facile parlare di un disegno, di un film o di altro che parlare di sé (attraverso il meccanismo proiettivo). Ma si sta parlando sempre di se stessi quando si parla di una produzione che si è fatti in prima persona o di un film che ci ha particolarmente emozionati. I prodotti artistici non devono subire mai “interpretazioni”, il significato è sempre personale, privato, egocentrato è il soggetto stesso ad individuare il giusto messaggio della propria creazione.
Dall’illuminismo in poi si è data meno importanza alla creatività, alla fantasia, alle sensazioni, alle emozioni (caratteristiche tipiche dell’emisfero destro) dando più importanza all’intelletto, alla ragione. In questo modo le risorse tipiche dell’emisfero destro sono state dimenticate. L’arte-terapia si pone proprio l’obiettivo della riappropriazione di tale patrimonio, utile sostegno nelle situazioni di difficoltà che la vita ci pone. Attraverso un colore, un tratto, un disegno si può contattare l’aggressività, o la felicità, o la commozione. L’arteterapia con le sue tecniche e materiali favorisce la conoscenza di sè stessi e delle proprie potenzialità e rende possibile l’integrazione delle risorse che disponiamo per poter vivere meglio.
Il laboratorio di arte-terapia rispetta tutte le regole del setting terapeutico; lo spazio e il tempo sono ben definiti, ambiente protetto in assenza di giudizio, relazione terapeutica tra conduttore e partecipanti, segreto dell’esperienza di ciò che accade durante la sessione di arte-terapia, dove tutto ciò che accade all’interno di quello spazio acquisisce un significato che facilita la comprensione del soggetto. Viene elaborato il proprio vissuto e si esprime creativamente. Portare dal buio verso una maggiore conoscenza e consapevolezza.
“Ogni artista intinge nel pennello la sua anima e dipinge la sua stessa natura nelle immagini” (Henry Ward Beecher);
“L’arte non riproduce ciò che è visibile ma rende visibile ciò che non sempre lo è” (Paul Klee);
“Spesso s’impone la necessità di chiarire contenuti indistinti mediante una raffigurazione visibile. E’ un risultato che si può raggiungere disegnando, dipingendo, o modellando. Spesso accade che le mani sappiano svelare un segreto intorno a cui l’intelletto si affanna inutilmente” (C.G. Jung “La funzione trascendente”).
DR. Rebecca Cataldo Psicologa Psicoterapeuta
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Bibliografia: Giusti E., Piombo I., Artiterapie e counseling espressivo. Ed Aspic, 2003; Naumburg M., Dinamically oriented art teraphy: its principles and pratices. Grune & Stratton, New York, 1966; Kramer E., Arte come terapia nell’infanzia. Ed La Nuova Italia, 1997; Muret M., Arte-Terapia. Disegno, pittura, musica, danza, teatro come efficaci forme di cura. Ed. Red, Milano, 1991; Roth W., Incontrare Jung. Ed. Magi, Roma, 2011;
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