Ritengo che la condizione indispensabile della conoscenza, della felicità e dell’esistenza umana sia da ritrovare nell’idea del ricongiungimento delle differenze” (C. J. Ronald).
Queste prime righe per introdurre al concetto delle polarità opposte, presenti in ognuno di noi. Molto spesso non si è consapevoli di tutte le parti e sfaccettature del proprio sé, questo perché ci mettono paura, non ci piacciono e per tale motivo tendiamo a disconoscerle spesso a proiettarle verso l'esterno e quindi a non vederle in noi stessi; ovviamente tutto questo non agisce a livello della coscienza. Quando ciò avviene siamo di fronte al meccanismo della proiezione: quando qualcosa, qualche comportamento di un’altra persona ci infastidisce molto, quindi in qualche modo ci attiva, stiamo proiettando su qualcun altro parti di noi stessi che non accettiamo e che non vogliamo vedere.
“Il sano conflitto non è il risultato della proiezione sull’altro di ciò che non siamo in grado di affrontare dentro di noi” (Zinker).
Ogni persona possiede dentro di sé forze polarizzare, per spiegarlo meglio potremmo dire che se una persona è gentile sarà anche crudele, se è dolce sarà anche dura. La persona non possiede solo un opposto ma entrambe le caratteristiche, molto spesso però accade che la polarità negativa viene negata e non riconosciuta (può accadere anche con quella positiva). Questo perché la realtà interiore è costituita da parti ego sintoniche (in sintonia con se stressi) ed ego- aliene o inaccettabili per il sé.
A nessuno piace essere considerato con caratteristiche negative e questo ha a che fare con il concetto di desiderabilità e accettazione da parte dell’altro ma anche di sé.
Il concetto di un Sé sano include la consapevolezza delle molte polarità dentro di ognuno (che ripeto ogni persona possiede), compresi quei sentimenti che la società disapprova ed è in grado di accettarsi così come è. Una persona può essere dolce ma nelle situazioni in cui si sente minacciato sa essere dura e riconosce entrambe queste caratteristiche oppure una persona può essere aggraziata ma, goffa in alcune situazioni.
Spesso invece tendiamo a polarizzarci solo su alcuni aspetti definendoci solo con alcune caratteristiche. Infatti spesso esistono dei punti ciechi nella propria consapevolezza. un individuo può essere consapevole della sua bontà ma non della sua durezza e quando questa viene portata alla sua attenzione, può provare sofferenza ma comunque disposto a incorporare questa nuova idea di se stesso. La persona che non sempre approva tutte le sue polarità ma è pronto a soffrire per riconoscerle dichiara un aspetto significativo della sua forza interiore. Altre volte invece non siamo in grado di accettare molte parti di se stessi ed abbiamo una visione di noi stessi rigida e stereotipata. Rinnegando così le polarità negative, ossia quelle parti di sé che è stato condizionato a ritenere inaccettabili, e tende a proiettare, in modo del tutto inconsapevole, queste caratteristiche sugli altri.
Il fine della terapia è anche quello di portare alla coscienza le parti buie di noi in modo da acquisire più consapevolezza di noi stessi, questo per crescere come persona e avere conflitti produttivi con gli altri, ampliando il concetto che ho di me stesso.
Una persona che è sempre posata e gentile ad esempio è possibile che non sia in contatto con la sua rabbia o il risentimento poichè molto probabilmente è molto difficile, per questa persona, accettare la rabbia. Tutto questo ha a che fare con il conflitto intrapersonale (con noi stessi).
Il conflitto interpersonale invece nasce di solito dal conflitto intrapersonale e avviene come già accennato quando un individuo nega e reprime una parte di sè e la proietta sugli altri. E’ facile vedere il male negli altri e non in se stessi.
“Il diavolo è una proiezione, in larga scala, del male che c’è in noi, e Dio è la proiezione della nostra bontà interiore. E' più facile combattere con qualcun altro che non con noi stessi” (Zinker).
Noi tutti possediamo queste forze polarizzare, questi opposti, fa parte dell’essere umano avere sentimenti positivi e negativi in maniera congrua alle situazioni e agli eventi. Cosa differente è polarizzarci su estremi soprattutto negativi senza alcuna congruità con le situazioni. Ogni individuo nella propria esistenza viene condizionato, partendo dall'educazione familiare, conseguenza di quella sociale, nella divisione scissa tra comportamenti sbagliati e corretti, buoni e cattivi, atteggiamenti inaccettabili etc...
Ogni individuo ha il proprio background e il proprio condizionamento per cui, per alcuni sarà più facile accettare alcune parti di sé e per altri sarà invece più difficile. Facciamo un esempio: un bambino che viene sempre sgridato quando piange, e gli viene costantemente detto che non si deve fare, questo bambino svilupperà l’idea che piangere è sbagliato e negativo. Conseguentemente da adulto potrà avere più difficoltà ad esternare la commozione ed avrà difficoltà a riconoscere la sua parte più sensibile, e molto probabilmente criticherà questo comportamento negli altri proiettando così sull'altro una parte di sè.
Concludendo è utile dire che ognuno di noi ha delle forze polarizzate, sentimenti positivi e negativi che non vuole vedere, il primo passo verso una maggiore consapevolezza e accettazione avviene appunto tramite il riconoscimento di questi sentimenti contrapposti e delle parti in ombra negate e rifiutate con cui bisogna entrare in contatto. Anche se il percorso verso l'accettazione e l'integrazione è un percorso graduale lento e a tratti anche difficoltoso ma sicuramente arricchente.
Dott.ssa Rebecca Cataldo, Psicologa, Psicoterapeuta.
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Bibliografia:
C. Jones Ronald (senza titolo). In J. Brockman & Rosenfeld (a cura di), Real Time 1. Garden City, NY, Anchor Press/Doubleday, 1973;
J. Zinker, Processi creativi in psicoterapia della Gestalt, Franco Angeli Editore, Milano, 2002
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